I compiti del Primo Soccorritore

Quando un evento – di natura medica o traumatica – mette a rischio la vita dell’infortunato il ruolo del Primo Soccorritore è fondamentale! Vedremo insieme i compiti del primo soccorritore ovvero di chi presta il primo soccorso: cosa fare e cosa non fare.

Quando ci si trova ad assistere una persona in difficoltà, nei primi attimi seguenti ad un evento avverso di natura medica o traumatica, è importante aver chiaro cosa fare e cosa non fare nel prestare aiuto. Ciò che viene messo in atto deve servire a guadagnare tempo stabilizzando, se possibile, la situazione in attesa dei soccorsi avanzati: bisogna prestare attenzione ad agire correttamente senza correre il rischio di cagionare un ulteriore danno. Nelle situazioni di estrema emergenza l’intervento tempestivo degli astanti è fondamentale e può fare la differenza per la sopravvivenza dell’infortunato. 
Ciò che qualsiasi cittadino può fare, anche senza competenze mediche, con le conoscenze acquisite tramite un semplice corso di Primo Soccorso, rappresenta i Compiti del Primo Soccorritore.

Qual’è l’assistenza che ogni cittadino è tenuto a dare quando si trova in presenza di una persona in difficoltà?

La legge italiana stabilisce in modo chiaro e preciso qual’è l’obbligo a cui ciascun cittadino soggiace nel momento in cui trovi una persona in difficoltà che non sia in grado di badare a se stessa, che sia ferita o che appaia inanimata.
Tale obbligo è sancito dall’art. 593 del Codice Penale che tratta di Omissione di Soccorso.
L’Omissione di Soccorso, per l’ordinamento giuridico italiano, è un reato penale contro la persona, contro la sua vita e la sua incolumità: chiunque lo commetta sarà soggetto a reclusione e ad un’ammenda pecuniaria.
L’Omissione consiste anche solo nel non aver avvisato le Pubbliche Autorità (Polizia, 118, …) di aver trovato un corpo umano che sembri inanimato ovvero una persona ferita o che necessiti assistenza. Su pari livello vi è il mancato avviso per l’aver ritrovato un bambino minore di anni 10 smarrito o una persona che per qualsiasi motivo non sia in grado di badare a se stessa.
Al cittadino, che non sia un professionista sanitario, non è richiesto nessun tipo di conoscenza né, di conseguenza, nessuna manovra da effettuare sull’infortunato se non l’allertamento immediato dei Soccorsi.
Per effettuare una Chiamata di Soccorso efficace è necessario: mantenere la calma, osservare la situazione, valutare quali soccorsi debbano essere attivati e se sono presenti pericoli residui sulla scena; già solo questi accorgimenti miglioreranno l’esisto finale dell’evento. Infine, attendendo i soccorsi avanzati, bisogna portare a termine l’assistenza con buonsenso: evitando commenti inutili ed evitando azioni non necessarie. Tramite un dialogo rassicurante con l’infortunato potremmo inoltre reperire le informazioni di tipo sanitario da trasmettere all’equipe del S.U.E.M. 118 che arriverà sul posto (patologie rilevanti, terapia farmacologica in atto, allergie, …).

Cosa non siamo obbligati a fare?

Una volta allertati correttamente i soccorsi i nostri obblighi – in termini di legge – terminano, fatto salvo per l’attesa dell’ambulanza in particolare se siamo da soli con l’infortunato (altrimenti ci troveremmo ad aver abbandonato una persona che necessita di aiuto). Non siamo pertanto obbligati ad effettuare interventi di cui non siamo sicuri, con tecniche che non siamo tenuti a conoscere. 
Nel primo soccorso, con eccezione delle manovre salvavita (ovvero rianimazione cardiopolmonare e disostruzione delle vie aeree da corpo estraneo), vige una regola prudenziale:

 "Meglio non fare che fare male"

Il “fare male” non indica solo l’aggravare le condizioni dell’infortunato, ma anche e soprattutto il non mettere in pericolo noi stessi. Questa prudenza è l’ “autoprotezione del soccorritore“.

Cosa possiamo fare?

Anche senza specifiche competenze tecniche, ed una volta allertati correttamente i soccorsi, ciascuno di noi può dare un aiuto concreto. Nei primi attimi concitati subito dopo un malore o un incidente, chi assiste all’evento deve avere un’accortezza tutt’altro che scontata: mantenere la calma e farla mantenere a chi, preso dall’agitazione, rischia di fare qualcosa di inappropriato, o addirittura pericoloso, per se stesso o per l’infortunato. La voglia di aiutare va spesso a braccetto con il minimizzare l’accaduto, magari nel tentativo di tranquillizzare l’infortunato stesso e porta a fare azioni che, senza una attenta valutazione preliminare, possono essere dannose.

Il primo istinto di chi assiste alla caduta di un pedone o di un ciclista  è aiutarlo a rialzarsi. Chi ha frequentato un corso di Primo Soccorso sa che, a seguito di un trauma, è estremamente importante essere sicuri di poter escludere eventuali  fratture causate dalla caduta. 
Altro errore comune, commesso nel tentativo di prestare aiuto, è dare da bere ad un infortunato prima che la situazione sia sotto controllo: chi sta male tende ad avere nausea con conseguente vomito (soprattutto durante il trasporto in ospedale) e quest’ultimo può essere una grave complicanza nella gestione delle vie aeree se il paziente si aggrava e perde coscienza. 

Una volta recuperata la calma, allontanato chi rischia di fare confusione ed assicurate le condizioni di sicurezza generali è importante concentrare l’attenzione sull’infortunato per capire cosa gli sia successo: l’obiettivo è identificare quanto prima tutte quelle situazioni in cui la persona coinvolta si trovi in immediato pericolo di vita o che comunque abbia necessità immediata di trasporto in ospedale per una visita di Pronto Soccorso. Se ci troviamo davanti ad un arresto cardiaco, all’ostruzione completa delle vie aeree o ad una emorragia massiva, il nostro intervento tempestivo è essenziale in quanto le manovre salvavita non possono essere procrastinate fino all’arrivo dell’ambulanza di soccorso, il cui tempo di attivazione è verosimilmente superiore al tempo di sopravvivenza dell’infortunato. Qualora invece la persona che stiamo aiutando non sia in immediato pericolo di vita le nostre azioni devono essere sempre ben meditate, poiché è bene non agire senza avere le idonee conoscenze improvvisandosi soccorritori magari sulla base del sentito dire.

Quali sono le attenzioni necessarie nel portare aiuto?

La prima ed indispensabile attenzione, va ripetuto a costo di essere ripetitivi, riguarda la nostra sicurezza: non dobbiamo correre il rischio di diventare vittime a nostra volta. Non dobbiamo fare manovre pericolose o di cui non siamo sicuri solo per “fare qualcosa”, per il desiderio di essere d’aiuto. 
Qualora ci trovassimo a prestare aiuto sulla scena di un sinistro, di un infortunio sul lavoro, o peggio in un luogo dove è avvenuto un crimine, dobbiamo anche porre estrema attenzione a non inquinare la scena, modificando quegli elementi che potrebbero essere fondamentali per le successive indagini delle forze di Polizia. Se per effettuare il soccorso si rendesse indispensabile spostare l’infortunato, i mezzi o qualsiasi oggetto che potrebbe essere significativo per il lavoro degli inquirenti è bene scattare una foto al fine di poter mostrare esattamente come era l’ambiente prima del nostro intervento. 
Infine è bene essere attenti a non prevaricare, con le nostre azioni, le volontà dell’infortunato: quando prestiamo aiuto ad una persona cosciente, in grado di comprendere la situazione dobbiamo spiegare ogni nostra intenzione ed azione essendo certi che la stessa sia d’accordo ovvero ottenendo il suo consenso informato. Chiaramente se la persona è incosciente, non è in grado di intendere e di volere o non è in grado di parlare si presume il consenso al nostro intervento, in particolare per le manovre salvavita (stato di necessità). Anche in questo caso sarà prudente evitare qualsiasi azione superflua fino all’arrivo dei soccorsi avanzati. La persona che aiutiamo ha diritto all’assoluta discrezione in merito al suo infortunio e alle notizie che apprendiamo sul suo stato di salute. Diventiamo dunque noi i garanti della sua privacy e non dovremo rivelare a nessuno quanto appreso, salvo naturalmente il passaggio di consegne all’arrivo dei soccorsi avanzati.

Cosa non possiamo fare?

Il primo soccorritore, pur con le migliori intenzioni ha dei limiti che non può valicare: in nessun caso e per nessun motivo può prescrivere o somministrare di sua iniziativa dei farmaci e applicare punti di sutura (esercizio abusivo di professione medica art. 348 c.p.); se l’infortunato vuole assumere, di sua iniziativa, la terapia che gli è stata prescritta dal suo medico il soccorritore può aiutarlo a reperire i farmaci tra i suoi effetti personali e passarglieli ma deve fare attenzione a non farglieli assumere in prima persona. 

Il soccorritore non può diagnosticare la morte di una persona, compito di esclusiva competenza medica, salvo alcuni casi particolari in cui il decesso risulta evidente e che elenchiamo di seguito:
– rigor mortis invincibile;
– decomposizione;
– decapitazione;
– carbonizzazione;
– maciullamento.
In questi casi è inutile intraprendere qualsiasi tipo di manovra salvavita e di dovranno allertare le forze di polizia per i rilievi del caso. 

Massimo Agnesi

Diploma di Maturità scientifica. Dipendente della Croce Rossa Italiana dal 2011 con qualifica di Autista Soccorritore. Monitore di Primo Soccorso e Istruttore Trasporto Sanitario e Soccorso in Ambulanza (Titoli rilasciati dalla Croce Rossa Italiana, Regione Veneto - Percorsi formativi riconosciuti dal Coordinamento Regionale Emergenza Urgenza CREU Regione Veneto).

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Un pensiero riguardo “I compiti del Primo Soccorritore

  • 20 Agosto 2020 in 22:08
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    Il ruolo del primo soccorritore è veramente fondamentale!

    Risposta

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